Servizi per grandi aziende

SENSABILITY – I NOSTRI SERVIZI PER LE AZIENDE

Un apporto alla comunicazione interna: acquisire consapevolezza del ruolo dei sensi nelle relazioni intra-aziendali e interpersonali

Perché ha senso parlare di “sensabilità” in un ambiente aziendale?

Perché riunioni, telefonate e scambi di mail sono sempre più eventi che affollano l’operatività lavorativa, e non sempre chi è chiamato in causa è pienamente consapevole di vantaggi e svantaggi propri dei diversi strumenti e dei diversi linguaggi che entrano in gioco. Può così accadere che le persone siano impegnate con i propri sensi a recepire un numero e una varietà enorme di stimoli, con il rischio di sovraesporre alcuni canali ricettivi e sottoutilizzarne altri.

È quindi anche partendo da una migliore consapevolezza di come funzionano i nostri sensi nella comunicazione intra-aziendale e interpersonale, che si può riconsiderare la sua efficienza,usando al meglio la multicanalità di cui ogni azienda (ma anche ogni persona) dispone.

Il nostro approccio parte da un check up valutativo, per analizzare i principali flussi di comunicazione in azienda e arrivare a una diagnosi del loro impatto sull’assetto sensoriale di dipendenti e collaboratori.

Dopo questa fase propedeutica, di norma, si avviano moduli di formazione esperienziale, attivabili in parte in azienda, in parte outdoor. L’obiettivo di fondo è quello di coinvolgere I partecipanti, ad esempio in situazioni di parziale deprivazione sensoriale, affinché si abbia modo di trasmettere più efficacemente l’apporto dei vari organi recettori e il ruolo dei linguaggi coinvolti. Questo approccio è solitamente molto utile a mettere a fuoco le “superabilità” latenti, che ciascun individuo è in grado di sviluppare e mettere a disposizione del gruppo.

Comunicazione esterna: come raggiungere efficacemente il target delle persone con disabilità o fragilità

Non tutte le aziende, ma sicuramente molte, si rapportano quotidianamente con un target consistente, che valuta, sceglie, consuma, genera rilevanti fatturati, e nonostante ciò, incredibilmente, continua a restare invisibile ai più sofisticati radar delle ricerche di mercato e del marketing.

Si tratta delle persone disabili, che nel mondo superano il mezzo miliardo e che in Italia sono stimate in oltre 3 milioni. A esse si devono aggiungere tutte le persone così dette “fragili”, cioè tutti coloro che non hanno un riconoscimento ufficiale di invalidità, ma che non possono contare su una completa autonomia per svolgere i compiti della vita quotidiana.

Fra le ragioni di questo restare “invisibili”, il fatto che il mondo delle disabilità appare, dall’esterno, estremamente frammentario e complesso, caratterizzato da esigenze altamente specifiche, per le quali risulterebbe difficile e oneroso costruire un approccio di relazione.

Accade così che alcune aziende preferiscano investire somme rilevanti nel tentativo di scoprire nuovi target, sempre più di nicchia, o inventare prodotti dall’utilità sempre più marginale, trascurando lo sviluppo di canali e servizi che garantirebbero l’afflusso più cospicuo e costante di una domanda, la quale finora non si è incontrata con l’offerta, solo perché ha avuto difficoltà a trovarla (in senso letterale (non la vede, non la sente, non riesce a raggiungerla).

A questa problematica si aggiunge il fatto che, nella logica del sostegno sociale alle disabilità, il tema dell’accessibilità ai consumi è spesso ritenuto di serie B, rispetto ad altre accessibilità: all’istruzione, al lavoro, alla cultura. Ciò non di meno, non essere autonomi nel fare la spesa, nel maneggiare denaro, nel servirsi di una banca o di un ufficio postale, può pesare non poco sulla qualità della vita di milioni di persone.

Noi riteniamo invece che i tempi siano maturi per approcciare questo target con competenza e senza ambiguità.

Per questo, “Sensability” promuove nel 2016 una ricerca su questi aspetti e si propone di individuare quali sono i nodi critici che limitano l’accesso a consumi di prodotti e servizi. Siamo infatti convinti che le soluzioni siano spesso di facile attuazione e che molte aziende, senza dover investire ingenti capitali, semplicemente con idonei corsi di formazione al loro personale e con un miglior utilizzo di tecnologie già operanti, abbiano a portata di mano la possibilità di sviluppare un’offerta più accessibile, che potrebbe fidelizzare un target molto ampio e finora poco considerato.

Alle aziende che intendano affrontare questo percorso, mettiamo fin d’ora a disposizione la nostra esperienza con la disabilità sensoriale e la fragilità, nonché la conoscenza di strumenti di indagine e tecniche di comunicazione adatte a raggiungere questi target.

Nota: anche se sarà già chiaro a chi ha letto altre pagine di questo sito, vogliamo per tutti sgombrare il campo da un possibile equivoco: noi intendiamo la “sensorialità” in un’accezione diversa da quella usata da anni nell’industria alimentare. Pertanto, il nostro approccio non ha nulla a che vedere con l’analisi sensoriale, intesa come strumento di misurazione del percepito di cibi e bevande.

Intendiamo invece occuparci di persone e delle loro relazioni , e nello specifico, di come i sensi possano risultare uno strumento o un ostacolo in azienda.

Per non essere mai Persone “a senso unico”